Il paese delle telecamere

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Videosurveillance cameras in a public park in Yeosu

 

Per molti stranieri e per molti italiani la Repubblica di Corea (ROC nel seguito. Da “Republic of Korea”) è soprattutto “il paese delle telecamere”. Giornali e televisioni hanno diffuso nel corso degli anni una immagine della Corea del Sud piuttosto inquietante, fatta di telecamere ad ogni incrocio e di sorveglianza pervasiva.

Quanto c’è di vero in tutto questo? Provo a rispondere qui di seguito in forma di FAQ.

Quante telecamere di videorveglianza ci sono in ROC?

Molte ma non moltissime e di sicuro non troppe. La cittadina in cui mi trovo, Yeosu, conta circa 300.000 abitanti, cioè circa la metà di Bologna e circa il triplo di Ferrara, ed è sorvegliata da alcune centinaia di telecamere della Polizia. La maggior parte di queste telecamere viene utilizzata per sorvegliare il traffico e per sorvegliare le fermate degli autobus. Un’altra parte viene utilizzata per sorvegliare aree “sensibili” come i parchi cittadini, le scuole e le sedi delle istituzioni. In alcuni casi, sono presenti telecamere a bordo dei treni e degli autobus di linea. Più o meno, questa è la stessa concentrazione di telecamere che si può riscontrare in molte città del nord Italia, tra cui Bologna e Milano.

A queste telecamere “pubbliche”, gestite dalla Polizia, si aggiungono però alcune migliaia di telecamere private usate dai ristoranti, dai negozi, dalle aziende e dai privati cittadini per sorvegliare i propri beni. Queste telecamere sono solitamente installate e gestite (su abbonamento) da una delle tre grandi società di sicurezza e sorveglianza attive in ROC e cioè ADT (USA), SECOM (Japan) e KT Telecop (ROC). Queste aziende forniscono un servizio che prevede l’installazione delle telecamere, la loro sorveglianza da remoto, la memorizzazione remota dei file ed un servizio di pronto intervento su chiamata, tutto al costo di quale decina di euro al mese. Come potete immaginare, grazie ai costi molto bassi ed alla indubbia efficacia, queste telecamere sono diffusissime in ROC. Sono infatti queste telecamere private a dare l’impressione che la ROC sia il paese del “Grande Fratello”.

Va detto, per onor di cronaca, che i filmati di queste telecamere sono accessibili alle forze di Polizia quasi in tempo reale, grazie ad una stretta collaborazione (forse troppo stretta…) tra le società di sicurezza privata e la Polizia.

Com’è la legislazione della ROC in tema di videosorveglianza?

Più o meno la stessa dell’Italia. La potete trovare spiegata ed illustrata sul sito di questo avvocato coreano:

CCTV law in Republic of Korea

 Che tipo di telecamere viene usato in ROC?

Al giorno d’oggi, le telecamere della Polizia sono in larga misura telecamere IP collegate via cavo (Ethernet) alla centrale anche se è presente una significativa percentuale di “vecchie” telecamere analogiche.

Le telecamere private sono praticamente tutte telecamere IP collegate ad un router domestico via cavo (più raramente via wifi) e dal router domestico alla centrale di sorveglianza della società di sicurezza via ADSL su fibra ottica.

La ROC ha una delle più ampie e moderne reti dati in fibra ottica del pianeta ed ovviamente i suoi cittadini ne fanno largo uso ai fini della sicurezza.

Quasi tutte le telecamere presenti sono a colori, full HD, di ottima qualità e dotate di illuminatore ad infrarossi. Da questo punti di vista i coreani si trattano piuttosto bene.

Le telecamere sono il solo strumento di sicurezza utilizzato in ROC?

Ovviamente no. Quasi tutte le attività commerciali, quasi tutte le aziende e quasi tutte le case sono dotate di sistemi antifurto, quasi sempre forniti e gestiti dalle stesse società di sicurezza privata che abbiamo già citato. Quasi sempre il “pacchetto” offerto da queste società comprende sia il sistema di allarme antifurto/antirapina che il sistema di videosorveglianza. Quest’ultimo viene usato soprattutto per documentare eventuali azioni criminali e per verificare la fondatezza di eventuali allarmi.

In alcuni casi vengono usati anche microfoni ed in altri casi sono presenti altoparlanti con cui il poliziotto può parlare con l’eventuale “balordo” che venisse còlto in flagranza dalla telecamera.

Tutto questo dispiegamento di sistemi di allarme e telecamere funziona?

Ovviamente si. La ROC è uno dei paesi con la più bassa incidenza di crimini del pianeta, soprattutto per quanto riguarda i crimini violenti (aggressioni, rapine, stupri, etc.). Viceversa, è piuttosto alta la incidenza dei reati commessi dai “colletti bianchi”, come la corruzione.

Viene usato del software per monitare le scene riprese dalle telecamere?

Solo in alcuni casi. In ROC, come in Italia, si usano telecamere intelligenti per rilevare i numeri di targa delle auto e per spedire a casa le multe ma la stragrande maggioranza delle telecamere è ancora sorvegliata da esseri umani. Questo è un grosso problema per ragioni di affidabilità e di costo per cui anche la ROC, come tutte le altre nazioni del mondo, sta valutando l’adozione di vari tipi di programmi che possano affiancare o sostituìre i poliziotti.

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Traffic control car in Yeosu

Vengono usate anche telecamere mobili?

Si. Circa il 70% delle automobili private in ROC è dotata di dashcam per documentare eventuali incidenti (come pure di “black box”). A quanto pare, i coreani non si fidano moltissimo nè delle loro assicurazioni nè della Polizia e preferiscono avere sempre un filmato da poter mostrare al giudice per chiarire la reale dinamica di un incidente.

Su alcuni autobus sono montate delle particolari telecamere che servono per scoprire e multare le auto che parcheggiano in sosta vietata.

Vengono anche usate apposite telecamere mobili, installate sulle auto, per rilevare le condizioni del traffico e dei parcheggi.

La presenza di tutte queste telecamere, pubbliche e private, non lede il diritto alla riservatezza dei cittadini?

Certo che si. A quanto pare, però, messi di fronte alla scelta tra porre un argine al crimine, soprattutto al crimine violento, e conservare intatta la propria privacy,  i coreani hanno scelto senza esitazioni di avere più sicurezza e di installare tutte le telecamere che potevano.

Alessandro Bottoni

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